Il ruolo della Polizia giudiziaria e del difensore sulla scena del crimine

1 Il ruolo della Polizia giudiziaria e del difensore sulla scena del crimine


Chieti, 29 Settembre 2012 – L’Associazione Culturale “Gens Nova” ha organizzato la giornata di studio sul tema: “IL RUOLO DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA E DEL DIFENSORE SULLA SCENA DEL CRIMINE”.
Interventi di relazione: Dott. Pietro Falco, Medico Legale e Direttore dell’Unità di Medicina Legale presso l’ASL-2 Lanciano-Vasto-Chieti (“Il ruolo della Medicina Legale sulla scena del crimine”); Dott. Maurizio De Meis, Dottore in Psicologia Clinica (“Personalità e reato. IL ruolo della psicologia investigativa sulla scena del crimine”); Prof. Avv. Antonio Maria La Scala, Penalista del Foro di Bari, Docente di Diritto Penale Commerciale c/o la Facoltà di Economia Università L.U.M. “Jean Monnet” e Presidente Nazionale dell’Associazione Gens Nova (“La validità della ‘prova scientifica’ acquisita sulla scena del crimine, ed il suo ‘uso’ nel processo penale”).
L’incontro ha avuto lo scopo di affrontare gli elementi basilari relativi al sopralluogo giudiziario sulla scena del crimine, ponendo l’attenzione sui ruoli e sulle dinamiche operative di alcune delle importanti figure tecnico-scientifiche impegnate in tale tipologia di intervento.
Il sopralluogo giudiziario e l’intervento della Polizia Giudiziaria sulla scena del reato, comportano l’espletamento di importanti operazioni che hanno lo scopo di ricostruire l’evento delittuoso, per ottenere gli indizi necessari per l’individuazione dell’autore del reato.
Tali attività, sono espressamente previste dal Codice Penale e di Procedura Penale, e, in merito, l’art. 348 C.P.P., detta le regole per procedere all’assicurazione delle fonti di prova: “anche successivamente alla notizia di reato la P.G. raccoglie ogni elemento utile alla ricostruzione del fatto ed alla individuazione del colpevole. A tal fine procede fra l’altro alla ricerca delle cose e delle tracce pertinenti al reato, nonché alla conservazione di esse e dello stato dei luoghi”.
Le operazioni di fissazione dello stato dei luoghi e il sopralluogo tecnico nel suo complesso andranno eseguiti da personale specializzato, che agirà seguendo un piano d’intervento razionale, strutturato sul modello di un ordine logico, tecnico e sequenziale: osservazione, descrizione, planimetria, rilievi fotografici, riprese audiovisive, ricerca di tracce e loro prelievo (repertazione).
Gli operatori intervenuti, quindi, hanno l’obbligo di procedere con cautela e professionalità durante tutte le operazioni senza lasciare mai nulla all’improvvisazione.
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Molta attenzione è da porre sulla vittima, con riguardo alla sua posizione sulla scena del crimine, sugli oggetti della stessa e su ogni altro elemento ad essa riconducibile (“l’assenza di prove non è prova di assenza”), senza trascurare particolare alcuno in modo da ricostruire l’identikit psicologico e personologico della stessa, per poter porre agli inquirenti i necessari spunti di studio sulle possibili caratteristiche di personalità dell’ignoto autore del reato, in modo da indirizzare le ricerche nei confronti di determinate categorie di persone, piuttosto che di altre.
Pertanto, il fondamentale lavoro del personale tecnico-scientifico intervenuto, ha lo scopo di contribuire a fornire le fonti di prova che si baseranno sugli esiti di oggettive attività d’investigazione che, eventualmente, assumeranno valore di prova in sede dibattimentale. Inoltre, è importante considerare il fatto che il personale specializzato interviene solo in un secondo momento e quindi assume particolare importanza la formazione che deve coinvolgere tutto il personale.
Infatti, i primi ad accedere sulla scena del crimine - operatori chiamati a svolgere un compito delicato e spesso immersi in enormi difficoltà - possono mutare irrimediabilmente le condizioni ambientali della scena del reato, in modo da provocarne la modificazione od anche l’eliminazione di taluni indizi, con l’inevitabile conseguenza di sottrarre importante materiale d’indagine agli inquirenti che si occuperanno del caso giudiziario.
Pertanto, è prioritario l’obbligo di assicurarsi il congelamento della scena del reato e, prima ancora, evitare che nel momento di accesso alla scena del crimine da parte dei primi intervenuti (soccorritori 118, Vigili del Fuoco, e Forze di Polizia dello Stato e Locali), non si verifichino inquinamenti ambientali che, nonostante venga ribadito in occasione d’interventi congressuali o di pubblicazioni sul tema, continuano soventemente a verificarsi molti casi in cui viene posticipato od anche escluso l’intervento del medico legale, vengono spostati gli oggetti presenti nell’ambiente, gli intervenuti fumano e gettano a terra la cenere e le cicche di sigaretta, non si utilizzano le mascherine, i guanti ed i calzari sterili occorrenti per muoversi all’interno della scena del reato. E’ necessario che i soccorritori e le Forze dell’Ordine, che solitamente per primi intervengono in tali situazioni, siano costantemente stimolati ad una sempre maggiore preparazione tecnico-professionale idonea per affrontare simili emergenze, e mettere in atto le necessarie e indispensabili procedure utili alla conservazione degli elementi d’indagine presenti sulla scena del crimine, perché è da questi che si dipanerà
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l’intera indagine giudiziaria per individuare l’autore del reato, ma anche l’indagine che verrà esperita dall’avvocato difensore incaricato e dalle figure tecnico-scientifiche di parte, per la raccolta delle informazioni e degli indizi necessari per l’espletamento della funzione difensiva.
Purtroppo, i fatti di cronaca spesso ci raccontano di errori commessi nella gestione dei primi approcci investigativi sulla scena del crimine, contribuendo ad aumentare la casistica dei delitti irrisolti, attualmente pari al 40 per cento, che senza alcuna ombra di dubbio deve necessariamente far riflettere.
L’evento che si è svolto presso il Campus Università “G. D’Annunzio” - Aula “C” di Psicologia di Chieti, con inizio alle ore 09:30, è stato patrocinato dalla L.U.M. (Libera Università Mediterranea “Jean Monnet” di Casamassima), dall’Ordine degli Avvocati di Chieti e dall’ASL-2 Lanciano-Vasto-Chieti.